Migrazioni e SEO: come non perdere visibilità?
Cosa troverai in questo articolo. Una migrazione può avvenire per motivi diversi: un cambio di CMS, un passaggio a un server più performante, un rebranding, necessità legate alla UX o altro ancora. Le difficoltà maggiori si riscontrano laddove sia necessario ristrutturare la gerarchia interna degli URL, perché la mappatura degli URL vecchi e nuovi richiederà più tempo e sarà più alto il rischio di errori 404 in seguito alla migrazione. La migrazione però è spesso anche un’occasione per migliorare la scansionabilità del proprio sito. Il monitoraggio durante e dopo questa operazione deve comunque essere costante per prevenire perdite di visibilità.
Indice
“Migrazione” è una parola magica che genera sempre un minimo di apprensione all’interno delle agenzie di marketing. Le migrazioni sono infatti un momento molto delicato nella vita di un sito web: se eseguite in maniera raffazzonata possono comportare gravi perdite di visibilità sui motori di ricerca, con un impatto estremamente negativo per le vendite. In questo articolo vi spieghiamo come gestire una migrazione con attenzione alla SEO in modo da ridurre al minimo gli “scossoni” per la vostra attività online.
Cosa si intende per migrazione?
La migrazione di un sito web rappresenta il suo trasferimento da un sistema a un altro: esso può coinvolgere cambiamenti nell’hosting, nella struttura del sito, nel design o nella piattaforma CMS. Le motivazioni per le quali si decide di avviare questo processo, che può rendersi necessario per migliorare le prestazioni, la sicurezza o l’esperienza utente del proprio sito web, possono essere svariate. Una migrazione può essere intrapresa anche per motivi legati all’immagine e a un conseguente rebranding della propria azienda.
Quali sono i rischi per la visibilità?
Una migrazione non pianificata o eseguita in modo errato può avere conseguenze disastrose sulla visibilità online di un sito. Uno dei rischi principali è la perdita di posizioni nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca e dunque di traffico organico: questo può verificarsi se le nuove pagine non sono ottimizzate correttamente per le parole chiave di riferimento o se i reindirizzamenti non sono implementati in maniera corretta. La mancanza dei dovuti reindirizzamenti è anche responsabile della comparsa di errori 404 che danneggiano l’esperienza dell’utente e influiscono negativamente sulla percezione del sito da parte dei motori di ricerca.
La duplicazione dei contenuti è un altro rischio da considerare. Durante una migrazione, potrebbe infatti verificarsi la presenza simultanea di vecchie e nuove versioni delle pagine: ciò può portare a problemi di cannibalizzazione delle keyword e confusione per i motori di ricerca nel determinare quale versione della pagina mostrare nei risultati di ricerca.

La checklist SEO per le migrazioni
Se un cambio di dominio, così come l’adozione di un certificato di sicurezza o un restyling non comportano grossi rischi per il sito, la migrazione di un server, il cambio di CMS o una modifica radicale nell’architettura dei contenuti, che presuppongono invece modifiche alla struttura degli URL interni del sito e dunque l’adozione di nuove gerarchie di navigazione e/o nuove estensioni dei file, sono decisamente più complesse. In questi casi è dunque utile stabilire una checklist SEO pre-, durante e post-migrazione da seguire con grande attenzione.
Cosa fare prima di una migrazione
Prima di avviare la migrazione, è essenziale eseguire una revisione approfondita del sito esistente. Questo processo include un’analisi delle parole chiave per identificare le pagine più importanti per il posizionamento nei motori di ricerca. Approfittate della migrazione per studiare quali pagine non ricevano più traffico e possano essere eliminate per ripulire l’architettura del sito e migliorare il crawl budget a vostra disposizione; quando intraprendete questa azione, però, verificate che quelle pagine non siano la destinazione di backlink importanti per il vostro posizionamento.
Ricordate che i redirect 301 vi permettono di conservare intatta tutta l’autorevolezza delle vostre pagine e trasferirla integralmente ai nuovi URL, per quanto nei primi tempi dopo la migrazione sia possibile osservare qualche piccolo contraccolpo.
Assicuratevi di avere backup completi e aggiornati del sito attuale, un’attenzione cruciale per garantire la possibilità di ripristino in caso di imprevisti. Se si effettua la migrazione di server, è importante non disattivare il vecchio hosting poiché potrebbero servire molte ore per aggiornare l’IP. Eseguite un audit tecnico per individuare e risolvere eventuali problemi tecnici che potrebbero impattare negativamente la SEO, come URL canonici mancanti, tag di intestazione duplicati o errori nel file robots.txt.

Cosa fare durante la migrazione
Durante la fase di migrazione, è fondamentale monitorare attentamente l’indicizzazione del sito. Assicuratevi che le nuove pagine siano indicizzate correttamente e che non ci siano problemi di accesso alle risorse, ad esempio a causa di blocchi erroneamente comparsi all’interno del file robots.txt. È consigliabile utilizzare strumenti come Google Search Console per identificare tempestivamente eventuali errori 404 e affrontarli subito attraverso reindirizzamenti appropriati. La vostra pagina 404 dovrebbe comunque essere strutturata in modo tale da consentire agli utenti, in caso di errore, di navigare in maniera rapida e semplice verso altre aree del sito per loro rilevanti.
Cosa fare dopo la migrazione?
Dopo il completamento della migrazione, eseguite test approfonditi per garantire che tutte le pagine siano accessibili e che i reindirizzamenti funzionino correttamente. Monitorate attentamente le vostre metriche SEO, inclusi posizionamenti chiave, traffico organico e l’indicizzazione complessiva del sito: solo un monitoraggio continuo vi consentirà di identificare tempestivamente eventuali problemi e risolverli prima che intacchino negativamente la vostra visibilità sul web.
Ricordate infine che i redirect dovrebbe essere mantenuti per almeno un anno dopo la migrazione per consentire a Google di digerire integralmente tutte le novità intervenute.
Coming soon:
La prossima settimana, sul blog di Seed, parleremo di come gestire un rebranding in ottica SEO. Tornate a leggerci!