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OpenAI: quali sono le prospettive future?

OpenAI: quali sono le prospettive future?

Cosa troverai in questo articolo. L’intelligenza artificiale generativa permette di analizzare una mole enorme di dati reali, ossia creati da esseri umani, per crearne di nuovi che emulino in maniera più naturale possibile il nostro modo di esprimerci. Essa è alla base di software per la creazione automatizzata di testi e contenuti multimediali intorno a cui infuriano ultimamente le proteste dei creativi di professione, che avanzano molti dilemmi etici riguardo questa tipologia di IA. Intanto, i “big” della ricerca online stanno sempre più applicando tali modelli ai propri prodotti.

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Nelle ultime settimane si è parlato moto di OpenAI e ChatGPT, di intelligenza artificiale generativa, delle sue potenzialità e lati d’ombra. Li ripercorriamo insieme, concentrandoci su ciò che ci prospetta il futuro della ricerca sul web per quanto concerne il machine learning.

Che cos’è OpenAI

OpenAI è il nome di un’organizzazione americana fondata da Elon Musk con lo scopo di promuovere e sviluppare una forma “amichevole” di intelligenza artificiale. 

Perché “amichevole”? 

Sono molti anni che scienziati illustri del calibro di Stephen Hawking pongono questioni etiche in relazione all’IA e più nello specifico al machine learning, sostenendo che la capacità delle IA di ultima generazione di reinventarsi a grande velocità, emulando il pensiero e il comportamento umano, potrebbe mettere in pericolo l’esistenza umana stessa. Come? Beh, è il solito principio del coltello che diventa pericoloso quando il manico finisce nelle mani di qualcuno con cattive intenzioni.

Sulla carta, quindi, lo scopo di Musk e soci è semplice: assicurarsi che la IA non possa essere utilizzata allo scopo di danneggiare altre persone e dunque lavorare affinché essa venga correttamente regolamentata, aumentandone in primo luogo l’accessibilità.

 Secondo Musk, infatti, maggiore è il numero di persone che potranno farne uso e minori saranno i rischi che venga usata come un’arma da una piccola minoranza di persone. Un approccio che presenta non poche  evidenti fallacie logiche…ma andiamo oltre.

ChatGPT e altri prodotti che utilizzano l’IA generativa

 

ChatGPT è il prodotto, fra quelli sfornati da OpenAI, al momento più noto. Per chi negli ultimi mesi fosse vissuto su Marte, si tratta di un software che, analizzando grandi moli di esempi di linguaggio naturale – ossia spontaneo, genuino, quello utilizzato nella vita di tutti i giorni e in particolare quando digitiamo ricerche o interagiamo sulla Rete – è in grado di creare testi ex novo secondo gli input anche molto specifici forniti dall’utente.

Si basa su un’intelligenza artificiale generativa, in grado cioè di creare, letteralmente,  nuovi dati o nuove versioni di dati già esistenti. Nel caso di ChatGPT, i dati in questione sono appunto esemplari di linguaggio naturale, mentre nel caso di altri tipi di software basati sul machine learning il materiale processato può corrispondere a immagini, suoni, video o altro.

 Lo scopo rimane quello della creazione automatizzata di prodotti che si avvicinino quanto più possibile a quelli creati da una persona in carne e ossa alimentando così la preoccupazione di chi lavora in ambito creativo di vedersi rimpiazzati, un giorno, da un software.

I problemi individuati riguardano poi l’utilizzo erroneo di strumenti di questo tipo nel settore educativo, ma attengono anche alla sfera della privacy, della sicurezza informatica, del diritto di autore, nonché del livello di affidabilità dei contenuti prodotti tramite AI: difatti, al momento, i testi prodotti tramite ChatGPT non sempre contengono informazioni corrette, talvolta presentano veri e propri strafalcioni e se sulla grammatica o lo stile qualcuno è disponibile a soprassedere, sui contenuti – specialmente se riguardano ambiti come salute o investimenti – la cautela non è mai troppa.

La posizione di Microsoft e il futuro di Bing

Microsoft ha da poco annunciato un investimento multimiliardario nei programmi di IA di OpenAI, aumentando così il suo già significativo coinvolgimento nel progetto. Cosa se ne fa Microsoft dei prodotti di OpenAI? Vuole utilizzarli soprattutto per potenziare il browser Edge e il motore di ricerca Bing fornendo un’esperienza di ricerca più significativa.

Questo vuol dire innanzitutto dare risposte più complete ed esaurienti alle query degli utenti, racchiudendo in una sola pagina ciò che normalmente andrebbe scovato in molte pagine e siti differenti; poi implica, nella pratica, la possibilità di accedere a una chat che aiuti gli utenti a restringere meglio le proprie ricerche; infine, l’accesso a strumenti in grado di generare nuovi contenuti sulla base delle necessità espresse dall’utente.

Per quanto riguarda il browser Edge, Microsoft gli ha già aggiunto le nuove funzionalità di Chat e Creazione contenuti: quest’ultima funziona in maniera simile a ChatGPT, anche se usa un modello di linguaggio, detto Prometheus, ancora più potente e pensato specificamente per le ricerche web. Fornendogli uno spunto minimo, il sistema genera in automatico il tipo di contenuto richiesto, come ad esempio un post per il proprio profilo LinkedIn. 

Il modello IA è stato applicato da Microsoft anche all’algoritmo di posizionamento, determinando un cambio improvviso nel ranking in relazione alla pertinenza dei risultati; Bing, ovviamente, continuerà a fornire SERP “tradizionali”, con elenchi di link e annunci a pagamento, e a portare traffico ai siti web.

Al momento il nuovo Bing è disponibile in anteprima limitata su desktop ed è possibile iscriversi a una lista di attesa per provarlo, mentre per i dispositivi mobili ci sarà ancora un po’ da attendere. Il nuovo campo di ricerca di Bing prevederà un impressionante limite di 1000 caratteri e le funzionalità IA saranno disponibili per tutti in forma gratuita. Inoltre, Microsoft pensa di creare integrazioni con tutti i browser. Per quanto riguarda la sicurezza, la compagnia rassicura sul fatto che sono verranno prese le dovute misure contro cattiva informazione e disinformazione.

La risposta di Google

Un recente articolo del New York Times ha puntato i riflettori sul gigante di Mountain View: dopo BERT e MUM, nel 2017 era stato svelato LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) che è adesso la base di un servizio sperimentale di IA conversazionale detto Bard, tuttavia, l’attenzione del pubblico è attualmente indirizzata al “misterioso” Progetto Magi che racchiude in se la visione che Google ha della ricerca del futuro e che si vocifera potrebbe esserci rivelato già il 10 maggio.

Questa innovativa concezione di Internet e della ricerca punta a dar vita a un nuovo modo di interagire con le informazioni, di qualsiasi genere esse siano, in tutti i domini Google a partire dalla ricerca tradizionale, condensando in formati veloci da usare una grandissima varietà di prospettive e contenuti diversi (anche scritti in lingue diverse). Per quanto riguarda la sicurezza, Google afferma di ispirarsi a una serie di principi etici e metodologici sintetizzati nella carta dei principi dell’IA e consultabili a questo indirizzo.

Coming soon:

Il blog di Seed torna la prossima settimana con un articolo dedicato all’importanza della creatività per le conversioni. Ti aspettiamo!

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