Carico cognitivo cos’è e come ridurlo nel design di un sito
Cosa troverai in questo articolo. Nella UX di un sito web, il carico cognitivo è l’energia mentale necessaria all’utente per interagire con le pagine e completare i compiti prefissati. Distinguibile dal carico intrinseco, essenziale per la comprensione, quello estraneo, evitabile attraverso un design oculato, può essere aumentato o diminuito da diversi fattori ed elementi di design. Alcuni di questi, come la linearità visiva, l’aderenza a pattern consolidati di navigazione e l’automazione di compiti tediosi per l’utente, si risolvono in una maggiore soddisfazione degli utenti e in un aumento delle conversioni. Cruciale il ruolo del testing e del feedback per un miglioramento continuo dell’esperienza utente complessiva.
La facilità con cui siamo in grado di interagire con le pagine di un sito web, individuando subito il percorso necessario per completare l’azione che abbiamo in mente, è influenzata dalle risorse cognitive che abbiamo a disposizione e dal modo in cui la struttura del sito ci permette di ottimizzarle. Ne parliamo in questo articolo, approfondendo il tema del carico cognitivo nel web design e di come diminuirlo.
Che cos’è il carico cognitivo nella UX?
Quando parliamo di carico cognitivo relativamente all’interazione di un utente con un sito web ci riferiamo alla quantità di energia mentale necessaria per utilizzare un sito, ovvero trovare al suo interno i contenuti ricercati e completare i compiti che si intendono svolgere (ad esempio aggiungere o rimuovere un articolo al carrello, completare l’acquisto, contattare l’assistenza clienti e così via).
La capacità cognitiva di ogni persona – ovvero l’energia che è in grado di dedicare a un compito – è limitata e quando superiamo quel limite tendiamo a sentirci sopraffatti dal compito e abbandonarlo a metà; inoltre, commettiamo più errori (ad esempio, inserendo dati sbagliati in un modulo) e manchiamo di rilevare informazioni importanti per noi.
Sebbene la capacità di concentrazione di ciascuna persona possa variare in base a diversi fattori individuali, come l’età o lo stato psicofisico del momento, quello che abbiamo descritto è un meccanismo di funzionamento connaturato al cervello umano ed è importante che i web designer ne tengano conto nello sviluppo della UX di una pagina web, adattandosi ai limiti del cervello umano.
Prima di proseguire, dobbiamo fare una distinzione fra due tipi di carico cognitivo:
- Il carico cognitivo intrinseco: come suggerisce il nome, si tratta dello sforzo necessario a una persona per assorbire nuove informazioni e tenere traccia del proprio avanzamento verso un particolare obiettivo (i compiti di cui parlavamo in apertura); è una parte funzionale ed ineliminabile dell’interazione dell’utente con un sito web, perché è ciò che gli serve per mettere in relazione fra di loro le informazioni che gli vengono presentate, dar loro un senso e, così, ultimare l’attività desiderata;
- Il carico cognitivo estraneo: al contrario, ci riferiamo qui a un carico aggiuntivo che impiega risorse mentali extra dell’utente senza però offrirgli un supporto valido nel completamento del compito, ma anzi ostacolandolo nello stesso.
Se pensate, ad esempio, al completamento automatico del campo password una volta quando selezionate l’indirizzo email associato al vostro account, memorizzato in cache, vi sarà subito evidente il significato di carico cognitivo estraneo e di quanto sia importante ridurlo. Eliminare certi ostacoli nella fluidità dell’esperienza utente è infatti fondamentale per incoraggiare i naviganti a proseguire il loro percorso di navigazione. Queste considerazioni diventano ancora più cruciali in contesti con schermi più piccoli e interazioni diverse (ad esempio, in passato, su questo blog, avevamo parlato del design e posizionamento efficace delle Call to Action).
I benefici concreti di un design a basso carico cognitivo
Investire nella riduzione del carico cognitivo non è solo una questione di “buona pratica” nel web design, ma porta a benefici tangibili per il vostro sito e per i vostri utenti. Un’esperienza utente fluida e intuitiva si traduce in una maggiore soddisfazione degli utenti, che si sentiranno più a loro agio nell’esplorare i contenuti e completare le azioni desiderate.
Questa sensazione positiva aumenta la probabilità che tornino a visitare il sito in futuro e lo raccomandino ad altri. Dal punto di vista degli obiettivi del sito, un basso carico cognitivo semplifica il percorso di conversione, che si tratti di un acquisto, di una registrazione o di una richiesta di informazioni: meno distrazioni e meno sforzo mentale comportano infatti una maggiore probabilità che gli utenti portino a termine l’azione desiderata, aumentando così le conversioni e riducendo il tasso di abbandono.
Inoltre, un design essenziale e ben strutturato tende a essere più accessibile a un’ampia gamma di utenti, incluse persone con disabilità cognitive o visive, ampliando la potenziale audience del sito. In definitiva, un sito che rispetta i limiti cognitivi dei suoi utenti crea un’esperienza più piacevole, efficace e proficua per tutti.
Cosa aumenta e cosa riduce il carico cognitivo
La linearità ed essenzialità degli elementi visuali, quando non spinta all’estremo, è il primo criterio che dovrebbe guidare un web designer nella riduzione del carico cognitivo nella UX: una pagina troppo affollata di grafiche, immagini e video, per quanto magistralmente possano essere realizzati, frammenterà l’attenzione dell’utente costringendolo a un ping pong visivo che avrà come unico effetto quello di aumentare il carico cognitivo e ridurre le probabilità di portare a termine una conversione. Anche i font del sito dovrebbero essere scelti in modo tale da essere ben leggibili e privi di inutili fronzoli: l’attenzione deve essere data al contenuto e la priorità all’accessibilità.
Il secondo criterio ha a che fare con i pattern consolidati di interazione con le pagine web: esistono infatti convenzioni assodate nell’ubicazione e modalità di utilizzo delle funzioni di un sito web; contraddire le aspettative degli utenti, basate su abitudini radicate a fondo, solo per il gusto di differenziarsi dalla concorrenza e fare gli originali, semplicemente non paga. Per qualcuno potrà essere una brutta doccia fredda, ma meglio ridimensionare i propri exploit creativi e convogliare le energie in qualcosa che possa garantire anche un ritorno economico.
Il terzo passaggio riguarda l’automatizzazione di compiti ripetitivi e noiosi che si possa far svolgere al CMS anziché all’utente o che comunque l’utente possa sbrigare con maggiore rapidità grazie alle dovute implementazioni tecnologiche: tornando all’esempio della password di cui prima, immaginando che questa non sia stata memorizzata in cache o ciò non possa avvenire per motivi di sicurezza, si può comunque ottenere lo stesso effetto – ovvero rendere il login più rapido, diminuendo così il carico cognitivo – implementando il riconoscimento biometrico.
Molti siti web di successo che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno dimostrano come un design focalizzato sulla riduzione del carico cognitivo possa portare a esperienze utente eccellenti. Eccone alcuni:
- Google propone una homepage minimalista con un campo di ricerca prominente che elimina qualsiasi distrazione, permettendo all’utente di concentrarsi sul suo obiettivo primario;
- Amazon utilizza un sistema di navigazione chiaro e coerente, filtri intuitivi e schede prodotto ben strutturate per guidare l’utente attraverso un vasto catalogo senza sopraffarlo; le informazioni essenziali all’acquisto si trovano nel campo above-the-field, il resto non occupa la porzione di schermo primaria ma è comunque disponibile per chi voglia approfondire maggiormente le caratteristiche del prodotto prima di acquistarlo;
- Wikipedia adotta una formattazione del testo pulita e una gerarchia di informazioni chiara, facilitando la lettura e la comprensione di contenuti complessi, oltre che il passaggio fra sezioni diverse e fra versioni linguistiche diverse;
- Spotify e Netflix presentano interfacce utente intuitive con navigazione semplice, icone chiare e anteprime visive che riducono la necessità di leggere lunghe descrizioni.
Questi esempi illustrano come l’attenzione all’essenzialità, alla coerenza, alla chiarezza visiva e all’organizzazione logica delle informazioni siano elementi chiave per creare design che rispettino i limiti della cognizione umana offrendo esperienze fluide ed efficaci.
Esempi di carico cognitivo estraneo e possibili soluzioni
Il carico cognitivo estraneo si insinua nell’esperienza utente attraverso elementi superflui o mal concepiti che distraggono dal compito principale. Un esempio lampante è rappresentato da animazioni eccessive e non necessarie. Un carosello di immagini che scorra troppo velocemente o animazioni di caricamento complesse possono distogliere l’attenzione dell’utente dal contenuto effettivo, appesantendo la sua elaborazione mentale senza aggiungere valore. La soluzione in questi casi è la moderazione: animazioni brevi e funzionali (come un leggero feedback visivo al clic) possono migliorare l’interazione, ma tutto ciò che è puramente decorativo andrebbe ridotto al minimo o eliminato.
Un altro esempio comune è la navigazione inconsistente o poco chiara. Se le etichette dei menù cambiano in diverse sezioni del sito o se la struttura di navigazione non è intuitiva, l’utente dovrà sprecare la propria energia mentale per orientarsi anziché concentrarsi sul contenuto. La soluzione risiede nell’aderenza a pattern di navigazione standard e nell’utilizzo di etichette chiare e coerenti in tutto il sito. Una sitemap ben strutturata e una funzione di ricerca efficace possono ulteriormente alleggerire questo carico.
Anche la formattazione del testo poco curata contribuisce al carico cognitivo estraneo. Blocchi di testo troppo lunghi, font difficili da leggere, contrasto insufficiente tra testo e sfondo costringono l’utente a uno sforzo maggiore per decifrare le informazioni. La soluzione è l’adozione di una gerarchia visiva chiara attraverso l’uso di titoli, sottotitoli, elenchi puntati e spazi bianchi. La scelta di font leggibili e combinazioni di colore accessibili è cruciale per rendere la lettura confortevole e ridurre lo sforzo cognitivo.
Inoltre, popup intrusivi e pubblicità eccessiva rappresentano un classico esempio di carico cognitivo estraneo. Interrompere bruscamente l’esperienza dell’utente con finestre che richiedono un’azione immediata (come iscriversi a una newsletter prima di aver compreso il valore del sito) genera frustrazione e distrazione. La soluzione è un approccio più rispettoso e contestuale: i popup dovrebbero essere utilizzati con parsimonia, attivati da azioni specifiche dell’utente o presentati in momenti meno invasivi, offrendo sempre un modo semplice per chiuderli.
Infine, anche se non si tratta di un elemento direttamente legato al design visivo, la lentezza di caricamento di una pagina può aumentare il carico cognitivo e la frustrazione ed è pertanto fondamentale accertarsi di avere un sito web performante.
Come iniziare a lavorare sul carico cognitivo nella UX
Sebbene i princìpi di riduzione del carico cognitivo offrano una solida base per la progettazione, la verifica sul campo è insostituibile: testare il sito con utenti reali è fondamentale per individuare i punti specifici in cui il carico cognitivo potrebbe essere eccessivo e non evidente a un occhio esperto ma esterno. Osservate come gli utenti interagiscono con il sito, dove esitano, dove commettono errori o esprimono frustrazione per rivelare criticità preziose.
Come? Possono venire in vostro soccorso, fornendo insight diretti sull’esperienza utente, strumenti come i test di usabilità, le interviste agli utenti e l’analisi dei dati di navigazione (heatmap, clickstream). Inoltre, l’A/B testing permette di confrontare diverse soluzioni di design per elementi specifici (ad esempio, diverse versioni di un modulo o di un menù di navigazione) e valutare quale genera un minor carico cognitivo e migliori performance in termini di conversioni e coinvolgimento. Integrare un ciclo continuo di raccolta di feedback e testing iterativo nel processo di design è la chiave per creare un sito che non solo applichi i principi teorici, ma che sia realmente intuitivo ed efficace per il suo pubblico.
Riassumendo: le domande più comuni sul carico cognitivo nel web design
Concludiamo questo approfondimento con una serie di FAQ su come evitare il carico cognitivo nel design di un sito web. Se non trovate risposta alla vostra domanda, scriveteci: saremo felici di chiarire tutti i vostri dubbi e arricchire ulteriormente questo contenuto grazie alle vostre segnalazioni.
Quali sono i fattori che aumentano di più il carico cognitivo?
I fattori che aumentano maggiormente il carico cognitivo includono elementi visivi disordinati e superflui, navigazione inconsistente o poco chiara, formattazione del testo inadeguata (font illeggibili, blocchi di testo lunghi), animazioni eccessive, popup intrusivi e qualsiasi elemento che distragga l’utente dal compito principale o lo costringa a uno sforzo mentale non necessario per orientarsi o comprendere le informazioni.
Qual è la differenza tra carico cognitivo intrinseco ed estraneo?
Il carico cognitivo intrinseco è lo sforzo mentale necessario per comprendere le informazioni e il compito stesso; è quindi inerente alla complessità del contenuto. Il carico cognitivo estraneo, invece, è uno sforzo aggiuntivo causato da un design inefficiente che non supporta l’utente nel compito, ma anzi lo ostacola con elementi superflui o confusionari.
Perché è importante l'accessibilità nel ridurre il carico cognitivo?
Un design accessibile è intrinsecamente un design che riduce il carico cognitivo per tutti gli utenti, non solo per le persone con disabilità. Ad esempio, un buon contrasto del testo facilita la lettura per chiunque, così come una navigazione chiara e logica. Rendere un sito accessibile significa eliminare barriere che richiedono uno sforzo mentale extra per essere superate.
Cosa si intende per "pattern di interazione standard"?
I “pattern di interazione standard” sono convenzioni consolidate nel web design riguardo alla posizione e al funzionamento di determinati elementi e funzionalità. Ad esempio, ci si aspetta che il logo in alto a sinistra riporti alla homepage, che il menù di navigazione principale sia in alto o a lato e che il carrello degli acquisti sia facilmente accessibile. Andare contro questi pattern costringe l’utente a reimparare come interagire con il sito, aumentando il carico cognitivo.
In che modo la velocità di caricamento di un sito influisce sul carico cognitivo?
Un sito lento costringe l’utente ad attendere, generando frustrazione e incertezza. Questa attesa forzata impegna risorse cognitive nell’anticipare il caricamento e nel mantenere l’attenzione, aumentando il carico cognitivo percepito e potenzialmente portando all’abbandono.
Come si lega il mobile-first al carico cognitivo?
Il design “mobile-first” implica progettare prima per schermi piccoli e poi adattare il layout a schermi più grandi. Questo approccio spesso porta a interfacce più essenziali e focalizzate, con meno elementi contemporaneamente visibili. Di conseguenza, si tende a ridurre il sovraccarico informativo e a semplificare la navigazione, diminuendo il carico cognitivo anche nella versione desktop.
Qual è il ruolo del web designer nella riduzione del carico cognitivo?
Il web designer ha un ruolo cruciale nel progettare interfacce intuitive ed efficienti. Deve prendere decisioni consapevoli riguardo al layout, alla tipografia, all’uso di elementi visivi e alle interazioni, con l’obiettivo di rendere l’esperienza utente il più fluida e semplice possibile, minimizzando lo sforzo mentale richiesto all’utente.
Esistono strumenti o metodologie specifiche per misurare il carico cognitivo?
Esistono diverse metodologie e strumenti, sebbene una misurazione diretta sia complessa. Si possono utilizzare questionari per valutare la percezione dello sforzo mentale, strumenti di eye-tracking per analizzare i percorsi visivi e le aree di maggiore attenzione e analisi dei dati di usabilità (tasso di errore, tempo di completamento dei task) per inferire il carico cognitivo.
Cos’è la cache del browser?
La cache del browser è un’area di archiviazione temporanea sul computer dove il browser salva copie di file (come immagini, CSS, JavaScript) dei siti web visitati. Quando l’utente torna su un sito, il browser carica questi file dalla cache invece di scaricarli di nuovo dal server, velocizzando il caricamento delle pagine e riducendo il consumo di dati.
Cos’è un CMS?
CMS sta per Content Management System (Sistema di Gestione dei Contenuti). È un software che permette di creare, gestire e modificare i contenuti di un sito web senza la necessità di avere competenze di programmazione avanzate. Esempi popolari includono WordPress, Joomla e Drupal.
Cosa sono le heatmap?
Le heatmap (mappe di calore) sono rappresentazioni grafiche che mostrano le aree di una pagina web dove gli utenti hanno interagito di più (ad esempio, dove hanno cliccato più spesso o dove hanno trascorso più tempo con il mouse). Sono uno strumento utile per capire quali elementi attirano l’attenzione e quali vengono ignorati.
Che cosa sono i clickstream?
I clickstream sono i dati che registrano la sequenza di clic effettuati da un utente durante la navigazione di un sito web. Analizzare i clickstream può rivelare i percorsi seguiti dagli utenti, i punti in cui abbandonano il sito o dove incontrano difficoltà.
Che cos’è il testing iterativo?
Il testing iterativo è un approccio al design e allo sviluppo che prevede la creazione di prototipi o versioni iniziali di un prodotto o di una funzionalità, la loro valutazione tramite test con utenti reali e la successiva iterazione (modifica e miglioramento) basata sul feedback ricevuto. Questo ciclo di test e miglioramento si ripete fino a ottenere un prodotto ottimale.
Cosa fare per ridurre subito il carico cognitivo su un sito?
Per ridurre subito il carico cognitivo, ecco alcune azioni pratiche con cui iniziare:
- Semplificare la navigazione: assicurarsi che il menù sia chiaro e coerente;
- Migliorare la leggibilità: usare font chiari e dimensioni adeguate, con un buon contrasto;
- Ridurre gli elementi superflui: eliminare animazioni e grafiche decorative che non aggiungono valore;
- Organizzare i contenuti: usare titoli, sottotitoli ed elenchi puntati per rendere il testo più scansionabile;
- Rendere i moduli semplici: chiedere solo le informazioni essenziali e fornire istruzioni chiare.
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Fra due settimane, sul blog di Seed parleremo di come gestire correttamente i redirect di un sito in ottica SEO. Tornate a leggerci!