Content Pruning & Content Refreshing: cosa sono e a cosa servono
Cosa troverai in questo articolo. Il Content Pruning consiste nell’eliminazione o la gestione di contenuti obsoleti o non performanti, mentre il Content Refreshing riguarda l’aggiornamento dei contenuti esistenti per mantenerne rilevanza e performance. Le due strategie, se implementate stabilmente nella propria strategia SEO, costituiscono, congiuntamente, uno strumento essenziale per migliorare la qualità e l’efficienza di un sito web e aumentare il coinvolgimento degli utenti, con ricadute positive sul posizionamento del sito stesso.
Immaginate il vostro sito web come un giardino rigoglioso: per garantirne una crescita sana e continua, proprio come un giardiniere esperto, è necessario potare i rami secchi e a volte sfoltire anche le fioriture più esuberanti per far spazio a nuova linfa. Allo stesso modo, per un sito web performante sia per gli utenti che per i motori di ricerca, due pratiche si rivelano essenziali: il Content Pruning e il Content Refreshing, che esploreremo nel dettaglio in questo articolo.
Cosa si intende per Content Pruning e a cosa serve?
Il Content Pruning è una vera e propria potatura dei contenuti di un sito web la cui presenza risulti ridondante o inutile. Parliamo nello specifico di contenuti:
- obsoleti, non più rilevanti perché non allineati con lo stato attuale delle cose che descrivono (ad esempio, una tecnologia ormai superata, ricerche mediche non aggiornate, notizie di attualità o politiche che non generano più interesse);
- duplicati o molto simili fra loro: a differenza del caso precedente, dove il “danno” era soprattutto per l’utente, che rischiava di non trovare una risposta adeguata alle proprie necessità, qui i risvolti negativi si verificano anche per la SEO, dal momento che contenuti duplicati si cannibalizzano a vicenda posizioni in SERP e disperdono inutilmente il crawl budget del sito web;
- con scarso traffico e poche conversioni;
- di bassa qualità, dunque passibili di ridurre la valutazione data dall’algoritmo di Google al sito relativamente ai parametri E-E-A-T, con conseguenti penalizzazioni o riduzioni di visibilità delle pagine incriminate.
Rimuovere questo tipo di contenuti da un sito web ha lo scopo, come si intuisce, di migliorare la qualità complessiva del sito, concentrando invece l’autorità sui contenuti più importanti e, insieme, ottimizzare il crawl budget dei motori di ricerca.
Come si identificano i contenuti da potare?
L’attività di Content Pruning dovrebbe far parte stabilmente della normale routine di manutenzione SEO di ogni sito web; non basta farla una volta per potersi considerare a posto per sempre: dato che qualunque contenuto è destinato presto o tardi a invecchiare – specialmente quelli che hanno a che fare con argomenti più mutevoli per natura, come la tecnologia, o pubblicati ad alta frequenza e in quantità massicce su blog e siti di news – queste attività dovrebbero essere programmate con una cadenza regolare (idealmente un paio di volte all’anno).
Per identificare i contenuti da potare ci si basa su metriche come traffico, conversioni e ranking in un congruo lasso di tempo (da 6 mesi a 1 anno) confrontandole con quelle medie delle pagine del sito; laddove questi valori appaiano poco rilevanti per il sito, è possibile pensare di aggiornare o eliminare tali contenuti procedendo con una delle azioni descritte nel paragrafo successivo.
Se estrarre le metriche e individuare i contenuti passibili di aggiornamenti, modifiche o eliminazione è un’operazione relativamente veloce utilizzando strumenti come Google Search Console e Analytics, decidere quale strada intraprendere per ognuno di quei contenuti è un processo più lungo, impossibile da svolgere in blocco: l’attenzione al contenuto deve essere per forza individualizzata e potrà procedere secondo 4 linee di azione principali, che vediamo nel prossimo paragrafo.
I 4 possibili approcci ai contenuti da potare
Una volta identificati i contenuti che non performano come dovrebbero, è il momento di decidere la strategia di intervento più appropriata. Non esiste una soluzione univoca: la scelta dipenderà dalle specifiche caratteristiche del contenuto in questione e dagli obiettivi che ci si prefigge. Ecco le quattro strade principali che è possibile intraprendere:
- Eliminazione definitiva: questa è l’azione più drastica e va intrapresa quando il contenuto è completamente obsoleto, inaccurato, di bassissima qualità e non apporta alcun valore né agli utenti né al sito. Prima di procedere, è fondamentale assicurarsi che non riceva traffico significativo e che non ci siano link esterni importanti che puntano ad esso. Dopo l’eliminazione, è buona prassi configurare un errore 404 (“Pagina non trovata”) o, se esiste una pagina simile e più aggiornata, un reindirizzamento 301 (vedi punto successivo), soluzione, quest’ultima, che garantisce il mantenimento della link equity;
- Unione di contenuti (merge): se si individuano più contenuti che trattano argomenti simili o correlati, ma nessuno dei quali è particolarmente esaustivo o performante, una strategia efficace può essere quella di unirli in un unico contenuto più completo e di alta qualità. Questo permette di concentrare l’autorità SEO anziché frammentarla e disperderla, migliorare la leggibilità per l’utente e fornire una risposta più esaustiva alle sue esigenze informative. Dopo aver unito i contenuti, è importante reindirizzare gli URL delle pagine eliminate alla nuova pagina unificata;
- Reindirizzamento (Redirect 301): questa opzione è ideale quando un contenuto è obsoleto o è stato spostato su un nuovo URL, ma ha ancora un certo valore in termini di link esterni o traffico residuo. Un reindirizzamento permanente comunica ai motori di ricerca che il contenuto è stato spostato in modo definitivo al nuovo indirizzo, trasferendo così la “link equity” e garantendo una transizione fluida per gli utenti che dovessero ancora raggiungere il vecchio URL;
- Noindex: in alcuni casi specifici, potrebbe non essere desiderabile eliminare completamente un contenuto (ad esempio, per motivi legali o archivistici), ma si potrebbe comunque volerne impedire l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca. L’attributo “noindex” nel meta tag robots indica ai motori di ricerca di non includere quella pagina nei risultati di ricerca. Questa soluzione va utilizzata con cautela, in quanto il contenuto rimarrà comunque accessibile agli utenti che ne conoscono l’URL e continuerà a consumare crawl budget. È spesso preferibile l’eliminazione o l’unione quando possibile.
Cos’è il Content Refreshing?
Siamo partiti dal Content Pruning come azione di potatura più netta che possiamo decidere di intraprendere nei confronti di un contenuto non più adeguato alle necessità dei nostri utenti; si tratta di una scrematura iniziale dei contenuti del sito a cui possiamo farne seguire una più “di fino”, rappresentata dal Content Refreshing: l’aggiornamento o ampliamento dei contenuti finalizzato ad aumentarne qualità, rilevanza e accuratezza e allinearli così con le necessità degli utenti.
Il tipo di aggiornamento è, anche in questo caso, individualizzato sulla base delle specifiche caratteristiche del contenuto e potrebbe prevedere una o più azioni fra quelle elencate di seguito:
- Aggiornamento di dati e statistiche presenti all’interno della pagina;
- Aggiunta di nuove informazioni e approfondimenti: il suggerimento in questo senso potrebbe arrivare da un’analisi delle code lunghe per le quali la pagina riceve impressioni ma non clic, dall’analisi dei keyword gap rispetto alla concorrenza o, più empiricamente, dalla lettura di notizie di attualità e approfondimenti di analogo tema;
- Revisione e miglioramento della leggibilità sia in termini di complessità della prosa sia di formattazione grafica (lunghezza dei paragrafi, uso di grassetti e corsivi, inserimento di nuovi link a contenuti correlati);
- Aggiornamento di immagini, video e altri elementi multimediali utili a chiarire ulteriormente il contenuto presentato in pagina e migliorare l’engagement;
- Aggiornamento di parole chiave, meta description e altri metadati utili al posizionamento organico, anche in base ad aggiornamenti di keyword map nel frattempo effettuati.
Quanto all’individuazione dei contenuti che potrebbero essere aggiornati, il riferimento tecnico sono gli stessi strumenti utilizzati per il Content Pruning ma, in questo caso, dovremo concentrarci su quelle pagine che abbiano un buon posizionamento ma con un andamento calante, oppure con informazioni datate (ma non obsolete, per cui una semplice “annaffiatura”, per rimanere nell’ambito della nostra metafora iniziale, sia preferibile a una potatura per rivitalizzare la nostra pianta) o, infine, con un buon potenziale ma scarso engagement.
Con quale frequenza bisogna aggiornare i contenuti
La periodicità ideale con cui effettuare gli aggiornamenti dei contenuti dipenderà soprattutto dalla tipologia di contenuto. Fra quelli che richiedono aggiornamenti più frequenti (settimanali o mensili), vi sono i seguenti:
- Notizie e articoli di attualità: questi contenuti hanno una vita molto breve e richiedono aggiornamenti costanti per rimanere rilevanti e accurati; un articolo sulla politica di oggi potrebbe essere obsoleto la settimana prossima;
- Guide e tutorial su software o piattaforme in rapida evoluzione (ad es. software di marketing, social media, piattaforme di sviluppo): dovrete rivedere e aggiornare i contenuti ogni volta che ci sono cambiamenti significativi nell’interfaccia, nelle funzionalità o nelle migliori pratiche;
- Statistiche e dati di settore, come trend di mercato, demografia, performance economiche;
- Offerte e promozioni, come i contenuti relativi a sconti, offerte a tempo limitato o lanci di nuovi prodotti che devono essere aggiornati o rimossi non appena scadono o cambiano.
Fra i contenuti che invece possono essere aggiornati con una frequenza più rilassata, ad esempio una volta a trimestre o ogni sei mesi, figurano invece i cosiddetti pillar, cioè quelli che forniscono informazioni fondamentali e durature su un argomento specifico in forma di tutorial/guida: in questo caso la necessità di aggiornamenti è molto meno pressante, ma potrebbe essere utile aggiungere nuovi esempi, approfondimenti o rispondere a FAQ emerse nel tempo, oltre a inserire ulteriori collegamenti interni a contenuti rilevanti.
La stessa frequenza di aggiornamento riguarda le pagine di servizi o prodotti: sebbene questi possano essere rimasti invariati nelle funzionalità principali, potrebbe essere necessario aggiornare la descrizione, il prezzo, le testimonianze o le immagini, anche integrando il contenuto generato dagli utenti o risposte a domande frequenti utili ai potenziali clienti.
Fra i contenuti che invece possono essere aggiornati annualmente o con frequenza ancora minore, menzioniamo invece tutto ciò che afferisce alla sfera degli articoli di opinione o riflessioni concettuali: a meno che non ci siano stati cambiamenti significativi a livello di immagine del brand o nel pensiero dell’autore o autrice, questi contenuti potrebbero rimanere rilevanti più a lungo, sebbene una rilettura permetta di identificare punti che potrebbero essere chiariti o ampliati.
Anche pagine fisse come il “Chi siamo” o la storia aziendale sono per definizione più statiche e meno soggette a cambiamenti, così come i case study: in quest’ultimo caso, potreste voler arricchirli con nuove prospettive, analisi o collegamenti a sviluppi successivi nel tempo, ma non si tratta di un contenuto il cui aggiornamento risulti prioritario.
In sostanza, per determinare la frequenza di aggiornamento di un contenuto, chiedetevi quale sia la volatilità dell’argomento trattato o la sua scadenza naturale (ad es. se parla di un evento passato non più interessante, come accade per molti fatti di cronaca) e valutatene la performance insieme al suo allineamento agli intenti di ricerca espressi dagli utenti. Stabilire una routine di revisione e aggiornamento basata sulla tipologia dei contenuti vi aiuterà a mantenere il sito web fresco, rilevante e performante nel tempo concentrando le vostre risorse – economiche e umane – laddove siano più utili.
Come raccordare le attività di Content Pruning e Content Refreshing
Le due pratiche che abbiamo descritto non sono separate ma complementari, in quanto il pruning crea lo spazio necessario affinché i contenuti aggiornati e di qualità possano sfruttare a pieno il potenziale organico del sito e mantenere il sito performante. Per integrarle entrambe nella propria strategia SEO è necessario prima di tutto procedere con un audit accurato del sito, andando a individuare quei contenuti che abbiano performance non pienamente o affatto soddisfacenti secondo i parametri precedentemente menzionati.
A questo punto, in base alle prestazioni medie del nostro sito e di ciò che possa essere ritenuto uno standard minimo soddisfacente, definiremo i criteri di potatura e aggiornamento in base ai quali decidere se procedere, in ogni singolo caso, con un aggiornamento o l’eliminazione/reindirizzamento.
Fatto questo, il modo più logico ed efficace di agire è quello di creare un piano editoriale ad hoc, possibilmente separato da quello che riguarda i contenuti di nuova produzione, focalizzato unicamente sulle attività di manutenzione con il loro scaglionamento nel tempo. In questo modo sarà possibile tenere d’occhio il progresso fatto e avere riferimenti temporali esatti per valutare, a posteriori, l’efficacia delle attività intraprese.
Riassumendo: le domande più comuni su content pruning e content refreshing
Concludiamo questo approfondimento con una serie di FAQ su content pruning e content refreshing. Se non trovate risposta alla vostra domanda, scriveteci: saremo felici di chiarire tutti i vostri dubbi e arricchire ulteriormente questo contenuto grazie alle vostre segnalazioni.
Quanto tempo ci vuole per vedere i risultati del content pruning sulla SEO?
I risultati del content pruning sulla SEO non sono immediati, ma richiedono generalmente alcune settimane o mesi affinché i motori di ricerca riconoscano i cambiamenti e ne valutino l’impatto positivo sul sito. Monitorare attentamente le metriche chiave aiuterà a tracciare i progressi nel tempo.
C'è il rischio di eliminare contenuti importanti durante il content pruning?
Il rischio di eliminare contenuti importanti esiste, per questo è fondamentale basare le decisioni su un’analisi approfondita dei dati e, idealmente, coinvolgere diverse figure professionali per valutare il reale valore di ogni pagina, considerando anche aspetti strategici oltre al puro traffico.
Quali strumenti sono più utili per effettuare un audit dei contenuti in vista del pruning?
Per un efficace audit dei contenuti in vista del pruning, Google Analytics e Google Search Console sono gli strumenti essenziali per l’analisi delle performance. Tool SEO più avanzati come Semrush o Ahrefs offrono ulteriori insights su backlink e SEO tecnica, facilitando l’identificazione dei contenuti da “potare”.
Cosa fare con i contenuti eliminati che avevano link esterni importanti?
Quando si eliminano contenuti con link esterni importanti, la strategia migliore è implementare reindirizzamenti 301 verso pagine pertinenti del sito per preservare la “link equity”. In alcuni casi, può essere utile contattare i siti web che linkavano per suggerire l’aggiornamento del collegamento.
È consigliabile archiviare i contenuti eliminati? Se sì, come?
Archiviare i contenuti eliminati è spesso una buona pratica per scopi legali, di riferimento futuro o per evitare la perdita definitiva di informazioni potenzialmente utili. Questo può essere fatto tramite backup del database, esportazione dei contenuti o, per utenti esperti, creando un archivio privato sul server.
Quanto spesso vanno aggiornati i contenuti evergreen?
La frequenza di aggiornamento dei contenuti evergreen dipende dalla volatilità dell’argomento, ma in generale è consigliabile rivederli e aggiornarli almeno una volta all’anno per mantenerli freschi, accurati e competitivi nelle SERP.
Come capire se un aggiornamento dei contenuti ha avuto successo?
Il successo di un aggiornamento dei contenuti si misura monitorando diverse metriche come l’aumento del traffico organico, il miglioramento del ranking delle parole chiave, una maggiore interazione degli utenti (tempo sulla pagina, frequenza di rimbalzo) e un incremento delle conversioni.
Quali sono alcuni errori comuni da evitare durante l'aggiornamento dei contenuti?
È importante evitare errori comuni come aggiornare solo la data, aggiungere informazioni superficiali, non ottimizzare per le giuste parole chiave, trascurare l’esperienza utente e dimenticare di promuovere il contenuto rinnovato.
Cosa fare prima, content pruning o content refreshing?
In linea generale, è preferibile iniziare con il content pruning per ottimizzare il crawl budget e migliorare la qualità complessiva del sito, creando così un ambiente più favorevole per l’efficacia del successivo content refreshing sui contenuti rimanenti.
Cos’è il crawl budget di un sito web?
Il crawl budget rappresenta il numero di URL che Googlebot può e vuole scansionare sul tuo sito in un dato periodo, influenzato dalla “salute” del sito e dalla sua autorevolezza. Il content pruning aiuta a ottimizzare questo budget eliminando pagine non necessarie.
Cosa sono i parametri E-E-A-T di Google?
I parametri E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) sono i criteri principali utilizzati da Google per valutare la qualità dei contenuti, specialmente per argomenti che hanno a che fare con salute e investimenti, influenzando significativamente il posizionamento nelle SERP.
Quali sono le metriche per valutare l’engagement di un contenuto web?
L’engagement di un contenuto web si valuta attraverso metriche come il tempo medio sulla pagina, la frequenza di rimbalzo, le pagine per sessione, le condivisioni sui social media, i commenti e la profondità di scroll.
Come si individuano le parole chiave a coda lunga utili per l’aggiornamento dei contenuti?
Si possono analizzare i report di Google Search Console per cui la pagina riceve impressioni ma pochi clic. Anche l’analisi dei “keyword gap” rispetto ai concorrenti e l’ascolto delle domande frequenti degli utenti possono rivelare preziose query specifiche da integrare nei contenuti.
Che cos’è la link equity?
Spesso definita anche “link juice”, è il valore o l’autorità che una pagina web trasferisce a un’altra tramite un link ipertestuale. I motori di ricerca interpretano i link come voti di fiducia, e una pagina con molti link in entrata da siti autorevoli tende a posizionarsi meglio. Il reindirizzamento 301 è un modo per preservare questa equity quando si eliminano o si spostano contenuti.
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Fra due settimane, sul blog di Seed parleremo di GEO, il nuovo corso della SEO. Tornate a leggerci!