Google Core Update Marzo 2023: cosa sappiamo finora
Cosa troverai in questo articolo. Come ogni volta, anche nel 2023 l’aggiornamento dell’algoritmo di Google è arrivato all’improvviso e i suoi effetti si sono fatti sentire con grande intensità. Nonostante ci siano delle tendenze comuni individuabili – con grandi perdenti e vincitori soprattutto nell’ambito dei domini web legati all’informazione – il Google Core Update di marzo 2023 non ha fatto distinzioni fra settori e ambiti diversi, colpendo indiscriminatamente siti di qualsiasi tematica, paese e lingua. Le indicazioni fornite da Google in merito sono state, come d’abitudine, vaghe; nella ricerca dell’approccio corretto per riprendersi dalla penalizzazione ci si dovrà dunque riferire alla letteratura già pubblicata, dunque prestare un’attenzione tout court ai fattori di qualità del proprio sito web, che riguardano la bontà e affidabilità dei contenuti ma comprendono anche elementi tecnici come velocità, accessibilità e facilità di interazione.
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Anche quest’anno è giunto il momento tanto temuto dai SEO: l’aggiornamento dell’algoritmo di Google. In questo articolo vi diamo qualche informazione sul Core Update di marzo 2023 e sugli effetti visibili che ha avuto sulla SERP di Google.
Google Core Update: il rollout e gli effetti dell’aggiornamento
Iniziamo con qualche coordinata temporale: il rollout dell’aggiornamento ha avuto inizio lo scorso 15 marzo ed è terminato 13 giorni dopo, il 28 marzo. Si è trattato del primo grande Core Update degli ultimi sei mesi; l’ultimo si era infatti verificato a settembre 2022, con effetti largamente meno disastrosi rispetto a quanto Google ci aveva abituati negli anni precedenti. Questo nuovo aggiornamento del 2023 sembra andare nella stessa direzione: non applicando cioè vere e proprie penalizzazioni, ma promuovendo le pagine web particolarmente in linea con lo statuto di Google.
Ciò non significa che il tonfo, laddove ci sia stato, non sia stato comunque doloroso: se Google ha deciso di premiare i vostri concorrenti, in corrispondenza della metà di marzo avrete infatti visto sulle vostre console un significativo calo di impressioni, clic, CTR e, possibilmente, posizione in SERP (tutti fattori riassumibili, su alcuni strumenti, sotto la generica etichetta di “visibilità”). È interessante notare come molti utenti riportino di avere visto un’accelerata in positivo dei propri siti in cui abbiano implementato una grande quantità di contenuti generati con strumenti di IA (a cui per il momento, in Italia, dobbiamo dire addio).

Le fluttuazioni in SERP dopo il Google Core Update di marzo 2023
Da una prima analisi delle SERP, l’aggiornamento sembra aver premiato una serie di domini legati all’informazione, sia fra i giornali online sia fra i siti di consultazione (dizionari ed enciclopedie di nuova generazione etc.). Curiosamente, proprio le enciclopedie online più tradizionali hanno segnato una battuta d’arresto. Non c’è però uniformità tematica, infatti l’update ha colpito senza distinzioni tutti i settori in tutte le regioni del mondo e in tutte le lingue. E non si è fatto sentire solo sulla SERP della pagina di ricerca classica, ma anche su Discover e Google News.
Come in ogni precedente occasione, anche stavolta Google non ha fornito particolari indicazioni sulle dinamiche del nuovo aggiornamento, se non ribadendo il consueto invito a consultare le proprie linee guida sui contenuti e tener sempre presenti i criteri di qualità e ottimizzazione tecnica in grado di favorire l’esperienza di ricerca degli utenti, fornendo loro contenuti informativi facilmente accessibili da ogni tipo di dispositivo.
Se siete stati colpiti e affondati dal Core Update 2023, l’agenda secondo la quale dovreste valutare la UX dei vostri siti è sostanzialmente la seguente:
- Aggiornamento, ricchezza e appropriatezza dei contenuti in puntuale risposta alle necessità espresse dagli utenti: oltre a lavorare puntualmente sul modo in cui sono strutturati i vostri contenuti e a puntare sugli intenti di ricerca giusti, dovreste sempre tenere presente tutto ciò che va sotto l’etichetta E-A-T;
- Velocità di navigazione del sito da dispositivi desktop e mobile;
- Usabilità delle pagine e delle funzionalità del sito da dispositivi desktop e mobile, anche con l’applicazione delle best practice che riguardano immagini, video, dati strutturati e JavaScript;
- Corretta indicizzazione di tutte le pagine importanti del sito, senza sprechi di crawling budget;
- Assenza di pratiche spam come cloaking, redirect verso pagine sospette, contenuti duplicati o ingannevoli, testi e link nascosti, keyword stuffing e così via.
Isolare i motivi specifici che hanno portato a un calo organico e invertire gli effetti di una penalizzazione non è mai semplice perché questi aggiornamenti di algoritmo coprono un’incredibile varietà di fattori di qualità. A maggior ragione, quindi, non è pensabile poterne uscire senza una strategia che prenda in considerazione tutti gli elementi onsite e offsite che contribuiscono al successo organico di un sito web, cosa che solo uno/a specialista SEO di grande esperienza è in grado di aiutarvi a fare.
Nel mentre che cercate aiuto, potete farvi un’idea delle principali linee guida di qualità di Google dando un’occhiata alla documentazione relativa alla Ricerca Google per migliorare la SEO del vostro sito.
Coming soon:
La prossima settimana, sul blog di Seed, parleremo delle linee di sviluppo future dell’intelligenza artificiale in relazione alla ricerca web. Tornate a leggerci!