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Seed Connections: intervista a Fabrizio Viacava

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Ormai è un appuntamento fisso, quasi settimanale, quello con le nostre “Connections”. 

Oggi, la voce autorevole è quella di Fabrizio Viacava, professionista di lunga esperienza in ambito digital.

Scopri il suo punto di vista sull’applicazione dell’AI nel mondo della moda e sull’importanza delle hard skills.

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Fabrizio Viacava

Grazie al suo profondo impegno nel migliorare l'esperienza del cliente e a un approccio al marketing basato sui dati, Fabrizio ha costantemente garantito una crescita e un successo significativi ai marchi con i quali ha collaborato, brand di alto livello in diversi settori.

La sua vasta esperienza nell'elevare il customer journey, massimizzare gli investimenti pubblicitari online, costruire solidi database di clienti e realizzare vendite da record è ampiamente documentata. La sua capacità di digitalizzare efficacemente il business e di ottimizzare i costi operativi ha messo in evidenza la sua innovazione e la capacità di leadership in contesti aziendali molto dinamici.

Come ti immagini l’evoluzione del tuo settore da qui a 3 anni?

I prossimi 3 anni saranno distanti da ciò a cui siamo abituati, anche dal punto di vista degli investimenti in marketing digitale delle imprese.  

L’AI sarà la vera disruption: oggi è più marketing che sostanza, servirà trasformarla in vera sostanza. Come all’inizio di Internet c’erano i web master che sapevano “metterci le mani”, oggi manca la figura del Prompt Master, che sappia davvero usare l’AI e ricavarne output di valore.  

Cambierà moltissimo il mondo e-commerce: oggi i siti sono tutti uguali come struttura e modalità di funzionamento ma, grazie all’AI, diventeranno più coinvolgenti, arrivo a parlare di “e-commerce conversazionale“.

AI: solo una buzzword o la stai applicando davvero nella tua azienda?

No, non è una buzzword, noi la stiamo già applicando in diverse declinazioni.  

Abbiamo progetti dedicati al tagging, per taggare, descrivere e tradurre i prodotti che scattiamo: un acceleratore enorme per il time-to-market di un marchio di moda.  

Abbiamo anche iniziato la digitalizzazione 3D dell’archivio storico, tramite una AI che ricerca i capi e un’altra che crea capi nuovi a partire dall’heritage del passato.  

Stiamo anche lavorando sulla virtualizzazione non solo dei modelli ma dei capi indossati dal cliente.  

Ultimo punto, stiamo sviluppando una piattaforma di dynamic pricing AI-based, qualcosa che nel lusso è un game-changer davvero interessante“.

Cosa consiglieresti ai giovani professionisti che stanno iniziando la propria carriera, qual è la competenza o l’approccio più utile oggi?

Di essere più hard e meno soft: servono le hard skills, non sono skills di serie B, nel mondo moderno, anzi, sono importanti e rare. 

Le soft si possono migliorare più facilmente, o possono persino essere innate; le hard non sono innate, devi impegnarti per ottenerle. Bello essere empatici ma poi devi saper fare: le aziende hanno bisogno di agire e avere competenze in-house, devono avere le risorse interne che sappiano fare, sulla parte di tecnologia e innovazione ci si affida troppo ai consulenti esterni“.

Qual è il maggiore successo che ritieni di avere conseguito nella tua vita (professionale o anche personale, se preferisci)?

Credo che il successo di un buon manager si possa misurare sulla base del successo dei propri collaboratori: quando le persone che hanno lavorato con te, cambiando azienda, crescono nella loro carriera e ricoprono posizioni più importanti, allora ti senti orgoglioso perché sai che, almeno in minima parte, dipende anche da te”.

Momento Tips&Tricks: in ambito digital… dicci qualcosa che non sappiamo!

Il vero “tip” è la curiosità, fare un sacco di domande, agli altri e a se stessi.  

Diciamocelo, il mio lavoro e quello di molti nel digital è “acqua calda”, non andiamo su Marte: però, continuare a farsi domande, anche semplici, significa trovare risposte e soluzioni a problemi a cui nemmeno si era pensato. Essere anche un po’ pignoli e rompiscatole sul lavoro, aiuta. 

Certo, essere puntigliosi a volte rende un po’ antipatici nei contesti aziendali ma, alla lunga, viene apprezzata la grande attenzione al dettaglio, nel lungo periodo le persone vi daranno ragione“.

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