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Seed Connections: intervista a Isabella Alida Perrera

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Per la nuova intervista del nostro format Seed “Connections”, abbiamo coinvolto una professionista d’esperienza nell’ambito della Strategia di Comunicazione Digitale, che ha sperimentato sia nel B2B che nel B2C.

Con Isabella Perrera inauguriamo un nuovo set di domande per le nostre Seed Connections… che diventano sempre più AI Connections pur mantenendo un cuore tutto “umano”!

Immagine di Isabella Alida Perrera
Isabella Alida Perrera

+10 anni nella Comunicazione Digitale B2B e B2C, con la passione per l'innovazione e la digital transformation. Si occupa di Strategia e Digital innovation perché l'affascina pensare oggi quello che potrebbe funzionare domani.
Problem solver, creativa e flessibile, "out of the box" è il suo mantra quotidiano.

Andiamo già con la mente al 2026: quale pensi sarà la priorità più grande per le imprese?

“Nel 2026 la priorità per le imprese sarà formare i propri dipendenti sull’uso dell’intelligenza artificiale. Non si tratta solo di adottare strumenti innovativi, ma di saperli integrare nelle competenze quotidiane: l’AI libera tempo dall’operatività, stimola nuove idee e offre spunti concreti su cui costruire. Credo molto nella formazione continua, personale e aziendale: perché chi investe nell’apprendere resta sempre un passo avanti. Io sono un fan del chi si forma non si ferma“.

AI e marketing: contenuti, dati o automazione, qual è l’uso a tuo avviso più utile e come la stai usando concretamente in azienda?

“Nel marketing l’AI è utile in tutti e tre gli ambiti – contenuti, dati e automazione – ma se dovessi sceglierne uno direi i contenuti. L’AI aiuta a generare spunti creativi, a strutturare messaggi più rapidamente e a personalizzare la comunicazione sui diversi target. In azienda, ad esempio, la utilizziamo per velocizzare la scrittura di testi, creare prime bozze di campagne e raccogliere insight utili a migliorare le strategie. E poi, diciamolo: so che i developer mi odieranno, ma grazie all’AI siamo riusciti in autonomia a realizzare persino una pagina 404. Non sarà perfetta, ma dimostra la libertà e la flessibilità straordinaria che queste tecnologie offrono“.

Tra sperimentazione e operatività: qual è stato l’uso più efficace che hai fatto (o visto fare) dell’AI nel tuo settore?

“Forse non si tratta dell’uso “più efficace” in senso stretto, ma sicuramente di uno dei più emblematici. Se persino un grande designer come Philippe Starck  ha deciso di mettersi a lavorare con l’intelligenza artificiale, allora forse possiamo permetterci di farlo anche noi, senza sentirci inferiori o meno creativi.

La collezione A.I. è un caso lampante: un progetto nato dall’incontro tra algoritmo e matita, tra uomo e macchina. Un esperimento che non ha sminuito per nulla il valore estetico, anzi lo ha rafforzato, portando a prodotti belli, apprezzati dal pubblico e persino più attenti alla sostenibilità.

In fondo, la vera lezione è questa: non si tratta di sostituire la creatività, ma di potenziarla. L’AI non ruba il mestiere al designer, lo sfida a spingersi oltre”.

Se potessi avere un assistente AI personale che fa una sola cosa per te ogni giorno, cosa gli faresti fare?

“Se avessi un assistente AI personale lo manderei a partecipare a tutte quelle call che potevano tranquillamente essere una mail. Oggi, nonostante la tecnologia, continuiamo ad avere un problema di comunicazione: scrivere una mail chiara e ben strutturata non è così scontato, e spesso si preferisce alzare il telefono. Ma questo non solo porta via tempo, rischia anche di generare malintesi. Da buona millennial sposo il motto verba volant, scripta manent: un messaggio scritto bene resta, chiarisce e fa risparmiare a tutti un sacco di tempo”.

Ai giovani che iniziano ora: che ruolo deve avere l’AI nel loro “toolbox” di competenze? E quale skill “umana” resterà comunque insostituibile?

“Ai giovani che iniziano oggi direi che l’AI deve essere uno strumento integrato nel proprio toolbox di competenze: non è un sostituto, ma un alleato. Il risultato finale dipende sempre da te, dalle tue competenze e dal valore che riesci ad aggiungere. È qui che entrano in gioco mindset come il design thinking, che mettono al centro l’analisi dei problemi, la visione d’insieme e la capacità di trasformare un’idea in soluzione concreta. L’AI potrà supportarti, ma competenze come pensiero critico, creatività ed empatia resteranno insostituibili“.

Guardando al tuo percorso, qual è stata la scelta più coraggiosa che ti ha portato dove sei oggi?

“La scelta più coraggiosa è stata, poco più di un anno fa, dare le dimissioni da un lavoro che mi garantiva stabilità e tranquillità, ma che non mi apparteneva più. Non stavo imparando nulla di nuovo e non c’è niente di più frustrante e, soprattutto, non credevo più nel progetto. Lasciare quella comfort zone è stato difficile, ma necessario per rimettermi in gioco e riprendere a crescere“.

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