Seed Connections: intervista a Juan Pablo Mocchetti

Per la nuova intervista del nostro format Seed “Connections”, abbiamo coinvolto un professionista della Comunicazione che ci ha svelato le logiche del mondo GDO… e un bias cognitivo davvero interessante di cui pochi di voi avranno sentito parlare!
Con Juan Pablo parliamo di come, oggi, saper leggere la complessità sia la skill più importante.

Juan Pablo Mocchetti
Juan Pablo Mocchetti è un giovane professionista della comunicazione con esperienza nel branding e nelle relazioni istituzionali. Attualmente ricopre il ruolo di Digital communication & PR manager in CRAI SECOM SPA, dove si occupa di valorizzare l’identità del brand, rafforzare il legame con il territorio e promuovere il patrimonio enogastronomico italiano. Ha maturato competenze in comunicazione corporate, media relations e strategie di posizionamento, collaborando con realtà del settore retail e food. Il suo percorso professionale lo ha portato a integrare tradizione e innovazione, raccontando storie capaci di creare connessioni autentiche con le persone e le comunità.
Come ti immagini l’evoluzione del tuo settore da qui a 3 anni?
“La prossimità non è solo una questione di vicinanza geografica, ma una risposta concreta ai cambiamenti della società. Oggi le persone cercano punti di riferimento, luoghi di incontro che vadano oltre la semplice esperienza d’acquisto. Vogliono ritrovare un senso di comunità, costruire relazioni, vivere spazi che offrano più di un prodotto: esperienze, servizi, consigli e momenti di condivisione.
Nei prossimi anni, il settore dovrà evolversi in questa direzione, investendo in format e assortimenti che rispondano alle esigenze reali delle comunità, senza perdere il legame con i territori e le persone. Questo significa ripensare il ruolo di ogni negozio: non più solo un punto vendita, ma un luogo con una vocazione precisa, modellata sul contesto in cui opera. Ci saranno negozi di quartiere sempre più specializzati, capaci di adattarsi al tessuto sociale locale, valorizzando le eccellenze del territorio e creando esperienze d’acquisto più personalizzate.
La vera sfida sarà coniugare innovazione e autenticità: la tecnologia ci aiuterà a rendere tutto più fluido, ma la differenza la farà sempre la capacità di ascoltare e prendersi cura delle persone. Essere vicini non significa solo essere a pochi passi da casa, ma essere presenti, comprendere i bisogni, costruire un rapporto di fiducia e offrire valore. La prossimità è fatta di relazioni, di scelte consapevoli e di un’identità forte che si costruisce giorno dopo giorno. E questo sarà il cuore della sua evoluzione“.
AI: solo una buzzword o la stai applicando davvero nella tua azienda?
“In CRAI, l’intelligenza artificiale è uno strumento concreto che ci aiuta a ottimizzare ogni aspetto della gestione dei punti vendita. La utilizziamo, ad esempio, per affinare gli assortimenti, garantendo che ogni negozio abbia un’offerta pensata sulle reali esigenze del territorio, per migliorare l’efficienza logistica, ottimizzando scorte e riducendo sprechi, e per personalizzare le promozioni, rendendole più pertinenti e mirate per i clienti.
Grazie all’AI, possiamo prendere decisioni più precise, adattare l’offerta in modo dinamico e valorizzare il ruolo di ogni punto vendita nel suo contesto. Ma il vero valore dell’AI non sta solo nell’efficienza: il suo potenziale più grande è liberare tempo e risorse, permettendoci di concentrarci su ciò che conta davvero, ovvero la relazione con il cliente.
Non vogliamo sostituire il tocco umano, ma esaltarlo, utilizzando la tecnologia per rendere l’esperienza d’acquisto più fluida, intuitiva e in sintonia con le esigenze delle comunità. In un settore come la prossimità, in cui il legame con il territorio e le persone è fondamentale, l’AI è un supporto che ci permette di innovare senza perdere autenticità“.
Cosa consiglieresti ai giovani professionisti che stanno iniziando la propria carriera, qual è la competenza o l’approccio più utile oggi?
“Più che una singola competenza tecnica, penso che oggi sia essenziale saper leggere la complessità. Viviamo in un mondo in continua evoluzione, dove i confini tra digitale e fisico si dissolvono, le abitudini di consumo cambiano rapidamente e ogni decisione è il frutto di molteplici fattori: dati, intuizione, contesto sociale e innovazione tecnologica.
Per affrontare questa realtà servono capacità di osservazione, spirito critico e flessibilità mentale. È fondamentale saper connettere i puntini, cogliere i segnali di cambiamento e andare oltre i numeri per comprenderne il significato. Chi riesce a interpretare scenari complessi e tradurli in soluzioni concrete avrà un vantaggio competitivo enorme.
Il mio consiglio? Non smettere mai di farsi domande, di esplorare connessioni tra discipline diverse e di guardare oltre il proprio settore. La vera innovazione nasce dalla capacità di osservare il mondo da più prospettive“.
Qual è il maggiore successo che ritieni di avere conseguito nella tua vita (professionale o anche personale, se preferisci)?
“Più che un singolo traguardo, il mio più grande successo è aver trovato una strada che mi appassiona davvero e che mi permette di crescere ogni giorno. La comunicazione non è solo un mestiere, ma un modo per creare connessioni, dare voce alle idee, trasmettere emozioni e costruire valore.
È la possibilità di rendere semplice ciò che è complesso, di raccontare storie che parlano alle persone, di costruire un dialogo autentico tra brand e comunità. È il privilegio di poter ascoltare, osservare e interpretare il cambiamento, trovando le parole giuste per trasformarlo in opportunità.
Ma la comunicazione può anche emozionare, sorprendere e lasciare il segno. A volte non servono frasi altisonanti o effetti speciali: basta la parola giusta al momento giusto per far vibrare una corda profonda. Dopotutto, ‘le parole sono la nostra più inesauribile fonte di magia’, capaci di ispirare, creare legami e dare forma a un’idea che può arrivare lontano. E quando un messaggio riesce a generare un impatto reale, a suscitare emozioni e a lasciare qualcosa di significativo nelle persone, allora so di aver fatto la differenza“.
Momento Tips&Tricks: in ambito digital… dicci qualcosa che non sappiamo!
“Format a episodi, domande aperte e teaser funzionano così bene perché fanno leva su un bias cognitivo: l’effetto Zeigarnik!
Il nostro cervello tende a ricordare meglio ciò che rimane in sospeso rispetto a ciò che è stato completato. Ecco perché creare aspettativa e curiosità è una leva tattica nel digital marketing: mantiene alto l’interesse, aumenta l’engagement e spinge le persone a tornare per scoprire di più.
Sui social media, per esempio, chiudere un video con “Vuoi sapere come finisce? Scoprilo nella prossima parte!” stimola la curiosità e invoglia gli utenti a seguire l’account. Nel content marketing e nelle email, un oggetto come “Domani sveliamo un dettaglio in più…” aumenta la probabilità che il messaggio successivo venga aperto. Anche nel web design e nelle landing page, lasciare un’informazione in sospeso con frasi come “Manca solo un passo per scoprire la tua offerta esclusiva” spinge l’utente a compiere l’azione richiesta.
L’effetto Zeigarnik gioca sulla nostra naturale inclinazione a voler chiudere il cerchio. Nel digitale, significa creare contenuti che non solo attirano l’attenzione, ma mantengono viva la curiosità e stimolano l’azione, trasformando ogni interazione in un’esperienza coinvolgente e memorabile“.