Seed Connections: intervista a Sylvain Querne
Oggi inauguriamo la prima di una lunga serie di interviste ai principali protagonisti del digitale italiano.
Con il format “Connections”, Seed vuole dare voce a Marketing Manager, Head of E-Commerce e altre figure chiave del settore, esplorando trend, progetti di successo e consigli per le nuove generazioni.
Una rubrica nata per condividere esperienze e creare una rete di conoscenza aperta e accessibile a tutti.
Scopri cosa ne pensa dell’evoluzione del settore, di intelligenza artificiale e i suoi consigli per chi si affaccia al mondo del lavoro.
Come ti immagini l’evoluzione del tuo settore da qui a 3 anni?
“Dal mio punto di vista è più difficile capire cosa accadrà tra 3 anni che tra 20: l’evoluzione di lungo termine è più chiara, ci sarà un incremento della quota del digitale su tutte le metriche possibili, come tempo speso sui media, share dell’e-commerce rispetto alle vendite totali… da qualsiasi angolo lo si guardi, il digital cresce.
Tra 3 anni invece la situazione può variare molto: l’adozione del digitale cambia come utilizzo, come geografia, per motivi demografici. Diciamo che, nel breve, ci sarà una lenta evoluzione: il mondo non sarà totalmente diverso, non avverrà un cambiamento radicale ma una linea continua da ora.
In Italia, ad esempio, da un lato c’è resistenza alla tecnologia, sebbene ci siano settori con una grande dominanza del digitale, come nell’elettronica di consumo ma anche nel turismo. Basti pensare che da recenti elaborazioni di Confindustria Radio Televisioni su dati Nielsen, emerge che il mezzo Digital risulta cumulare una quota di mercato pari al 44,1% nel 2023, mentre la TV e la Radio insieme si attestando sul 43,9%, quindi c’è già stato il sorpasso.”
AI: solo una buzzword o la stai applicando davvero nella tua azienda?
“Penso sia una buzzword soltanto per coloro che la usano male, in modo superficiale, cercando di ottenere risposte banali o tentando di “fregare” la macchina per sentirsi più intelligenti…
In primis è bene ricordare due cose: che usiamo l’AI anche senza accorgercene, perché spesso è integrata in strumenti quotidiani, e che è qualcosa di molto più vecchio dell’esplosione di ChatGPT di due anni fa. L’AI esiste da più di 40 anni.
Ad esempio, quando ero in Facebook, già dal 2015, l’AI era usata per tradurre il feed: tra il 2015 e il 2016 andavano online già oltre 1 miliardo di traduzioni automatizzate al giorno!
Per me non è affatto una buzzword, quindi, ma uno strumento utile: dobbiamo solo capire, di volta in volta, se è quello giusto per raggiungere i nostri obiettivi. Ha grande ampiezza di utilizzi e conoscenza, allo stato attuale della tecnologia non risolve ancora problemi complessi ma può facilitare moltissimo la vita lavorativa, sbloccare la creatività, organizzare informazioni, convertire formati…
Ho utilizzato l’intelligenza artificiale attivamente in progetti per 6sicuro, realizzando di fatto un osservatorio del mercato RC Auto in modo totalmente automatizzato: siamo partiti da dati organizzati e disponibili, una mole enorme di dati, ma era impossibile estrarne delle evidenze a mano. L’AI ci ha aiutato ad analizzare dati di prima mano da centinaia di migliaia di preventivi, stipati in un data lake, e a reinterpretare questi dati con l’angolo che volevamo ottenere, estrapolando dati su veicoli, costi, carburanti etc.
In Mediaworld, invece, l’AI ha potenziato l’assistente alla vendita digitale: in un negozio di elettronica se trovi il personale competente chiedi volentieri un consiglio se devi acquistare un elettrodomestico e trovi un commesso in gamba.
L’assistente alla vendita digitale serve proprio a questo: a dare una base di conoscenza dell’argomento su prodotti che le persone devono acquistare, confrontando specifiche tecniche, recensioni, prezzi e molto altro. Si offre al cliente la possibilità di fare la sua ricerca attraverso il linguaggio naturale e non semplici filtri pre-impostati tipici dell’ecommerce, comparando dei dati in modo dinamico e tramite domande di followup da parte del chatbot. Questi strumenti hanno permesso di migliorare la qualità del servizio in modo concreto!”
Cosa consiglieresti ai giovani professionisti che stanno iniziando la propria carriera, qual è la competenza o l’approccio più utile oggi?
“Faccio un’affermazione forte: la competenza non serve.
O meglio, le competenze si acquisiscono.
L’approccio è essenziale: quello che ti porta a sperimentare e sbagliare senza paura, perché l’errore più grande in un mercato dinamico come il digital è non muoversi. La paura può essere sana perché fa fare scelte razionali ma non deve generare immobilismo.
Bisogna sperimentare tutto ciò che c’è di nuovo: pensate solo da quando ChatGPT è diventato mainstream. In 2 anni è stato rivoluzionato tutto, dal non sapere nemmeno cosa fosse ad essere qualcosa che modella il futuro.
La regola potrebbe essere quella del 70-20-10: lavorare al 70% su cose che so che funzionano e portano valore, al 20% su cose nuove da testare perché hanno potenzialità, ma anche per un 10% su scommesse, apparentemente sembrano remoto e persino un po’ assurde ma che invece potrebbero avere qualche applicazione, creare connessioni, accendere lampadine. Spazio alla curiosità!“
Qual è il maggiore successo che ritieni di avere conseguito nella tua vita (professionale o anche personale, se preferisci)?
“Ho avuto diversi successi variegati nella mia carriera ma non voglio raccontarvi un aneddoto, voglio mantenere il focus sull’approccio. Mi ricollego al tema della curiosità e della sperimentazione, per me è questo filo conduttore della mia carriera, fatta di esperienze di vita, non solo lavorative.
Da un lato per il fatto di avere avuto parecchia esposizione internazionale, dalla Francia all’Italia e a Londra: mi ha fatto crescere molto questa voglia di abbracciare l’incognita e il cambiamento. Dall’altro, la consapevolezza che, qualunque cosa accada, resto in piedi.”
Momento Tips&Tricks: in ambito digital… dicci qualcosa che non sappiamo!
“Come rendere efficace ChatGPT nella vita di ogni giorno? Parlandogli come se fosse un bambino di 6 anni.
Dobbiamo capire che sono dei companion, degli assistenti che possono essere utili nella vita di tutti i giorni, ma bisogna spiegargli le cose passo passo, non dargli prompt troppo complessi o generici, altrimenti risponderà con ovvietà. Il problema va spacchettato in piccoli obiettivi raggiungibili, così potrà dare output via via più puntuali.”