Come monitorare il successo di una strategia SEO
Cosa troverai in questo articolo. Monitorare il successo di una strategia SEO è essenziale per ottimizzare il traffico organico e migliorare la visibilità online. Fra le principali metriche da considerare per valutare l’efficacia di una campagna SEO ci sono sia elementi offsite, come i backlink e il rating del dominio, sia elementi onsite, come il ranking delle parole chiave, il CTR, il traffico e le conversioni. Oltre a monitorare le performance del proprio sito, però, è cruciale osservare anche l’andamento dei competitor in modo tale da mantenere o accrescere il vantaggio strategico nel tempo. Tutte queste informazioni dovranno poi confluire in un report SEO chiaro e convincente in grado di comunicare ai clienti in modo efficace il valore del lavoro svolto.
Monitorare il ROI di una strategia SEO è essenziale per comprenderne l’efficacia e correggere eventualmente la rotta ottimizzando gli investimenti e ottenendo i risultati desiderati nel minor tempo possibile. Per farlo, però, bisogna sapere dove andare a guardare, come analizzare i dati e come presentarli ai propri clienti in una forma chiara e pertanto utile. In questo articolo analizzeremo tutte le aree più complesse del monitoraggio SEO, a partire dalla scelta delle metriche di riferimento fino alla restituzione dei risultati al cliente finale.
Quali sono le metriche SEO più importanti?
Per rispondere a questa prima domanda è importante partire da un concetto di base: sebbene ci siano metriche potenzialmente infinite da monitorare, bisogna essere capaci di liberarsi della propria FOMO (millennial in ascolto, parliamo con voi) e selezionare solo i parametri che hanno senso, quelli dai quali dipende realmente il successo di una strategia SEO. Di seguito ne facciamo un breve excursus, dedicando invece il prossimo paragrafo alle metodologie e agli strumenti che potete utilizzare per condurre le vostre analisi.
La prima metrica da monitorare è il ranking delle vostre pagine web, ovvero la posizione che occupano in SERP rispetto a parole chiave precedentemente definite. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: la keyword research è il mattoncino fondamentale di tutto il vostro edificio SEO; fatela in maniera approssimativa e potete stare sicuri che non vedrete mai alcun risultato in termini di traffico organico.
Non sottovalutate i cali di ranking, che siano progressivi e distribuiti nell’arco di più mesi oppure netti e improvvisi: ogni perdita di posizione comporta perdite di traffico e il traffico è, ça va sans dire, uno dei parametri di salute più importanti del vostro progetto SEO.
Un’altra metrica interessante sono i clic effettivamente ricevuti dalle vostre pagine web in relazione a quelli potenzialmente acquisibili attraverso una data parola chiave target. Si tratta di un valore importante perché è in grado di estrarre il vostro sito web dalla sua bolla solipsistica e situarlo in un contesto competitivo reale. Inoltre, prendere in esame questo fattore elimina la variabile delle fluttuazioni naturali e stagionali delle ricerche, poiché si mantiene stabile a prescindere da esse.
Interfacciandovi con i vostri clienti, soprattutto quelli meno esperti di dinamiche web, vi sarà poi capitato di dover spiegare la bontà dei risultati ottenuti quando questi riguardano valori apparentemente astratti come il miglioramento del ranking, del CTR e così via. Il dubbio è lecito: qual è il riscontro reale di tutto ciò? Ebbene, il riscontro viene dalle conversioni: che esse corrispondano a introiti economici o altre azioni di valore come download, iscrizioni o richieste di contatto, sono queste la prova tangibile del successo SEO.
Non bisogna poi dimenticare ciò che avviene fuori dal proprio sito web, altrettanto importante per definire l’andamento del progetto: in particolare, ci si auspica che al crescere di traffico, conversioni e altre metriche positive ci sia anche un aumento dei domini autorevoli, all’interno del settore di riferimento, che “linkano” il nostro sito. L’accrescersi del profilo link con backlink di qualità è un indicatore importantissimo per Google, che lo utilizza per determinare il ranking delle pagine web, ed è quindi un parametro da monitorare con costanza.
Facciamo infine rientrare fra le metriche da analizzare per misurare l’efficacia di un progetto SEO anche i cosiddetti problemi di SEO tecnica, spesso definiti come “problemi di salute SEO”. Questi comprendono vari aspetti che possono ostacolare Google nel trovare, esaminare e indicizzare correttamente un sito web compromettendone la visibilità in SERP.
Le problematiche sono di vario genere: si va dalle pagine interrotte che non si caricano correttamente a una scarsa rete di link interni che rende difficile la navigazione, passando per problemi di visualizzazione su dispositivi mobili che scoraggiano i visitatori, l’assenza di protocolli di sicurezza, basse performance in termini di velocità e stabilità, mancanza di markup che aiutino i motori di ricerca a comprendere meglio il contenuto e a renderlo più attraente nei risultati e, per finire, contenuti duplicati, che possono causare confusione su quale pagina mostrare all’utente in SERP, portando a una scarsa visibilità di tutte le pagine in competizione fra loro.

Quali sono gli strumenti imprescindibili per monitorare un progetto SEO?
In linea teorica, le metriche di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente possono essere tutte monitorate attraverso gli strumenti della suite di Google. Tuttavia, ve ne sono alcune che, specialmente nel caso di siti web di grandi dimensioni, richiedono il ricorso a strumenti ad hoc, in genere a pagamento ma indispensabili per ottimizzare e velocizzare il lavoro all’interno di un’agenzia SEO.
Un esempio è proprio la prima metrica di cui abbiamo parlato, ovvero la posizione in SERP delle parole chiave target in un periodo di riferimento (generalmente un mese). Strumenti ad hoc come Ahrefs permettono di monitorare automaticamente liste definite di keyword e scaricare, all’occorrenza, la reportistica necessaria con l’indicazione di tutte le posizioni guadagnate o perse nel periodo analizzato, anche in relazione a un paese e/o una lingua di ricerca specifica. Tool di questo genere fanno risparmiare parecchio tempo rispetto a Search Console perché non necessitano di effettuare manualmente il controllo di ogni singola parola chiave, ma forniscono una panoramica completa, sempre aggiornata e consultabile/condivisibile in qualsiasi momento.
Anche il rapporto fra clic effettivi e clic potenziali può essere misurato solo con strumenti di tracking SEO specifici, che a differenza di Google Seach Console permettono di analizzare le performance di un sito web in confronto alla concorrenza e non isolatamente (cioè con loro stesse in periodi diversi come unico metro di paragone). Torneremo sull’analisi dei competitor e come farla nel paragrafo Come si monitora la concorrenza?.
Ciò che invece la suite di Google e il corrispettivo Webmaster Tools per Bing ci consentono di monitorare è sicuramente l’andamento del traffico organico; oltre a valutare i volumi di traffico, però, è importante analizzare anche le keyword responsabili del suo aumento o, di contro, quelle in corrispondenza delle quali si è verificato un calo: così facendo è possibile impostare una strategia correttiva efficace andando a rinforzare i contenuti che ne hanno bisogno o espandendo quelli più trainanti. Ricordiamo inoltre che, in Search Console, Google ha recentemente introdotto i Consigli (Recommendations nella versione inglese), una nuova funzionalità pensata per offrire ai proprietari di siti web suggerimenti pratici su come ottimizzare la loro visibilità su Google Search.
Questi consigli si basano su dati già presenti in Search Console, come quelli relativi a indicizzazione, scansione e pubblicazione, adesso presentati però in modo più accessibile attraverso raccomandazioni dirette. L’obiettivo è aiutare i proprietari dei siti a creare una gerarchia di priorità per le azioni SEO da attuare, come l’utilizzo di dati strutturati per migliorare la comprensione dei contenuti da parte di Google, l’integrazione di sitemap e l’identificazione di query e pagine di tendenza.
Per approfondire queste ricerche ci si può poi appoggiare a tool esterni che permettano di mettere in relazione, ad esempio, la pubblicazione di nuovi contenuti all’aumento del traffico. Misurare le conversioni richiede invece il ricorso a strumenti di web analytics come Google Analytics; una volta impostato l’obiettivo (un tipo di conversione come quelli di cui parlavamo nel paragrafo precedente) ottenere dati sulle conversioni è un processo molto semplice. Per quanto riguarda invece il profilo di backlink, ci sono molti strumenti che permettono di condurre questo tipo di analisi, come SEMRush, il già citato Ahrefs, Sistrix e altri ancora. Nel guardare a questi dati, è importante controllare il rating dei domini linkanti per capire se si tratti effettivamente di siti di qualità e non di spam.
Quanto ai problemi di SEO tecnica, la loro diagnosi dipende da una varietà di strumenti e analisi che rende necessario un lavoro focalizzato da parte di un o una professionista del settore. Questo è infatti uno dei task effettuati periodicamente dall’agenzia che si occupa di seguire un progetto SEO.
Come si monitora la concorrenza?
Come abbiamo già detto, il monitoraggio della concorrenza è tanto importante quanto l’analisi delle performance assolute del proprio sito web e le metriche di riferimento sono, in questo caso, le stesse delle quali abbiamo parlato nel primo paragrafo: ranking, traffico organico, backlink e così via. Anche questo è un monitoraggio che deve avvenire a cadenza regolare e costante, se non altro perché risalire, a mesi di distanza, ai motivi del vantaggio acquisito da un concorrente sarebbe molto difficile e poco proficuo, perché le azioni correttive non sarebbero sufficientemente tempestive.
Nel caso dei competitor, ad ogni modo, per il monitoraggio saremo costretti a utilizzare tool esterni, in quanto né Search Console né Analytics possono offrirci dati su domini che non siano di nostra appartenenza. Strumenti come quelli citati in precedenza possono fornire panoramiche estremamente dettagliate di tutte le metriche di nostro interesse, oltre a darci l’opportunità di individuare nicchie di keyword non sfruttate lavorando sulle quali potremo ridurre il nostro divario rispetto alla concorrenza organica.
Inoltre, questi tool sono utili anche in una fase precedente, quando si tratta di selezionare i concorrenti più interessanti da monitorare: non sempre, infatti, la nostra percezione di quelli che sono gli avversari da tenere sotto controllo è allineata con quanto accade in SERP.

Come strutturare un report SEO?
Quando si gestisce la SEO per conto di un cliente, creare un report completo e ben strutturato è essenziale per comunicare i risultati ottenuti e pianificare i passi successivi. Se in un contesto aziendale interno può bastare presentare i dati grezzi con qualche breve commento, per i clienti esterni è importante aggiungere informazioni di contesto che aiutino a comprendere l’impatto e il valore del lavoro svolto.
Un report efficace dovrebbe sempre includere un riepilogo esecutivo che presenti i risultati principali in modo sintetico per agevolare la lettura ai vertici aziendali. A seguire, è utile una sezione dedicata alle opportunità di miglioramento: qui si identificano le aree in cui è possibile ottimizzare ulteriormente la strategia SEO, evidenziando potenziali guadagni in termini di visibilità e traffico organico. Infine, una roadmap strategica permette di mettere in evidenza sia i progressi compiuti finora sia i successivi step pianificati, aiutando il cliente a visualizzare il percorso SEO come un processo di crescita continua e non solo come un insieme di risultati statici.
Per quanto riguarda la presentazione dei dati, un report ben strutturato può includere elementi visivi come grafici, tabelle e indicatori di performance chiave che rendano immediata la comprensione delle informazioni. Una dashboard interattiva può essere un ulteriore valore aggiunto, permettendo al cliente di monitorare l’andamento della strategia in tempo reale e di accedere facilmente ai dati più aggiornati. Inoltre, una volta preparato un modello di report, la creazione dei report successivi sarà notevolmente più veloce ed efficiente.
Questo approccio consente di risparmiare tempo prezioso e garantisce coerenza nella presentazione dei dati, facilitando aggiornamenti regolari e mantenendo una comunicazione chiara e professionale con il cliente. In questo modo, il report non diventa solo un documento di sintesi, ma uno strumento di lavoro dinamico che contribuisce alla costruzione di una collaborazione trasparente e orientata agli obiettivi di lungo termine.
Coming soon:
Il blog di Seed torna fra due settimane: parleremo di come ottimizzare le conversioni di una landing page. Tornate a leggerci!